La notte di Ognissanti

 

Alle radici delle feste tradizionali

 

 

 Bimbi in un campo di mais, sullo sfondo si intravvede un Seccóu ( seccatoio per le castagne)

Stella S. Bernardo (SV) - 1949 -

 

Ci sono molti modi, per una nazione, di estendere la propria influenza e quindi il proprio potere su altri popoli.

Alcuni violenti e coercitivi, altri, apparentemente, più dolci e gentili. Questi ultimi sfruttano la leva della seduzione, della moda e del far tendenza. Così l’Occidente ha imposto i propri stili di vita all’Oriente e a molta parte del mondo, così gli Stati Uniti si sono imposti sull’ Europa. Attraverso la musica, la letteratura, il cinema, le modalità della pubblicità e del consumo, la forma mentale americana è penetrata nella profondità della psiche collettiva. Questa riscrittura della mentalità ha prodotto un riallineamento dei desideri, delle fantasie e delle angosce di buona parte dell’umanità, per cui ci vestiamo tutti allo stesso modo, ascoltiamo tutti gli stessi generi musicali, vediamo tutti le stesse serie televisive e così via. Diciamocelo il mondo è oggi decisamente più banale e noioso. Aveva già capito tutto Pier Paolo Pasolini quando, criticando la società consumistica, parlava di omologazione delle coscienze.

 

 La festa di Halloween rappresenta un esempio perfetto di questo impoverimento planetario della complessità antropologica. La celebrazione della memoria dei defunti (centrale in ogni cultura, sin dalla preistoria), portata negli USA dagli immigrati irlandesi, è ritornata (rielaborata iconograficamente) in Europa attraverso il cinema e il marketing. Le nuove generazioni (essendo nate in questo mondo standardizzato) non hanno coscienza dell’antichità di questi riti. Quando i miei figli erano piccoli, ci aiutava nelle faccende domestiche una donna del paese che, in modo inconsapevole, possedeva la chiave di accesso ad un tesoro immenso: quello del sapere tradizionale. Il modo con cui emergevano le informazioni sembrava apparentemente casuale, ma poi ho realizzato che, quasi sempre, i suoi ricordi erano legati ai cicli stagionali e quindi ai riti e alle credenze che li scandivano. Si chiamava Pina de Loló. Naturalmente questo non era il suo nome anagrafico: nei paesi si è conosciuti con un soprannome che definisce meglio l’identità all’ interno della comunità. Pina aveva radici profondissime nella cultura di Stella; il nostro paese si trova a meno di dieci km dal mare eppure, lei sino all’ età di 25 anni, non lo aveva mai visto. Una ventina di anni fa i bambini parlavano della festa di Halloween e volevano organizzare il giro notturno delle case mascherati, chiedendo l’ormai famoso: “Dolcetto, scherzetto”. Allora Pina, parlando sempre in dialetto, mi disse che anche loro da piccolini facevano il giro notturno nella notte di Ognissanti bussando alle porte e dicendo la frase: “Fei la carità pe l’anima di morti”. L' offerta non era un dolcetto (di dolci se ne vedevano pochissimi al tempo) ma frutta secca, nocciole soprattutto,  ma ache noci e ciapulle (rondelle di mele essicate al sole).

 

 Sempre nella Notte di Ognissanti, prima di andare a letto, veniva messo sul tavolo di cucina un góttu de vin (bicchiere di vino) e una manciata di balletti ( castagne bollite con la buccia, finocchio selvatico e sale). Era un gesto di affetto e di rispetto, nei confronti dei defunti che, in quella notte, avevano la possibilità di interagire con la realtà dei vivi. E poi, non si sa mai, meglio averli benevolii che malevoli!

In quel momento ho capito che la moda americana aveva attecchito su una antichissima tradizione preesistente in tutta la Liguria e in altre regioni d’ Italia.

Queste considerazioni non sono frutto di un semplice rimpianto del tempo che fu, ma vogliono far riflettere sulla necessità che occorre molta consapevolezza e sano spirito critico per comprendere la grande complessità del mondo che ci circonda.

 


Commenti

Post più popolari