Toc, Toc: chi è?
Un visitatore inatteso
Capita di avere la fortuna di incontrare esseri selvatici: una famiglia di delfini che gioca nelle acque tranquille di un tramonto, incrociare per un attimo, lo sguardo elusivo di un lupo o trovare nel proprio giardino uno sfuggente abitante dei boschi.
In quegli istanti il resto del mondo svanisce e un lampo emotivo spazza via scorie di abitudini e inerzie percettive. Ecco allora che si innescano inaspettate intuizioni o riaffiorano arcaici ricordi.
Un visitatore fotografato nel prato della Rosiera
- Heilà sono un picchio verde o meglio un Picus viridis, come mi ha denominato quel vostro maniaco della classificazione dei viventi che è Linneus .
- Cosa ci fai qui, nel giardino, tra le case del paese?
- Cerco cibo, con la mia vista acuta e con il mio udito finissimo, ho individuato roba buona molto energetica, e poi ho capito che qui è un posto tranquillo, che non ci sono pericoli.
- Mah, scusa eh, i picchi non stanno nei boschi e non perforano i tronchi morti con colpi velocissimi? Li ho sentiti molte volte, anche a distanza di centinaia di metri, sembravano suoni di nacchere.
Tronco di un faggio scavato dai picchi (Rocca dell' Adelasia-SV-)
- Ah sì, quelli sono i miei cugini.... quelli neri e rossi, loro hanno altre strategie di caccia. Io preferisco fare meno fatica e meno chiasso. Cerco le larve sotto le cortecce marce, ma anche nella terra, sono ghiotto di formiche. Uhm che buone!
- Come fai a prenderle?
- Ho uno strumento segreto: la lingua.
- Deve essere un po’ complicato raccattare le formiche, una per una, solo con la lingua.
- Noo! Innanzi tutto, la mia lingua è lunghissima, più di dieci centimetri, sulla punta a cuminata ho tanti piccoli arpioni che agganciano gli insetti, e poi ho una saliva appiccicosa che ne intrappola più di una, con una sola botta.
- D’accordo, è veramente un sistema straordinario, ma la tua testa è molto piccola, dove la metti quella lingua smisurata?
- Non ci crederai, ma me la avvolgo intorno al cranio e quando apro il becco la lancio come una fionda.
- Incredibile! Però ho visto come ti muovi
tra l’erba, mi sei sembrato un po’ … goffo.
- Hai ragione, ma è per via delle mie zampe, che sono fatte come quelle degli altri picchi, due dita avanti e due dietro, con quattro artigli affilatissimi; così, sono perfette per arrampicarsi sui tronchi verticali degli alberi o stare avvinghiati sui rami battuti dal vento. Anche la coda è speciale, le penne sono dure e fitte, mi serve come puntello per essere più stabile.
Ma a terra non riesco a passeggiare, che so, come le vostre galline, allora devo saltellare. Sono buffa lo so!
- Buffa? Allora tu sei una femmina?
-Certo! Una bellissima femmina.
- Scusa, per noi umani gli animali non sembrano avere differenze di genere molto evidenti.
-Eppure nella vostra bella lingua avete dato nomi di generi diversi a quelle creature per cui avete avuto più interesse o intrattenuto relazioni. Così dite gatto o gatta, gallina o gallo, , mucca o toro, pecora o ariete,lupo o lupa, oppure tasso o ... tassa ? Beh su questo non sono sicura......
- Comunque non riconoscete le caratteristiche di genere per via della vostra ignoranza e della vostra superficialità Probabilmente pensate di essere i soli a essere coinvolti nelle faccende d’ amore. Anzi, ora che ci penso, forse sono più fortunata di tante delle vostre donne, perchè le nostre unioni durano per sempre e quando è il momento della cova, il mio compagno mi sostituisce durante la notte così mi posso riposare.
Picchio verde femmina riconoscibile per la mascherina totalmente nera
- Un giorno ero nel bosco, qui sopra al paese, e ho intravvisto uno di voi sfrecciare velocissimo. Ma volava in modo diverso dagli altri uccelli. Ho visto bene?
- Certo, sicuramente mi hai percepito, come dite voi ... , con la coda dell' occhio. Perchè non è facile individuarci tra i rami. Il nostro volo è carico di energia, come è nella nostra natura. Non facciamo vere planate, ma diamo dei potenti colpi d' ala e poi le richiudiamo, attorno al corpo, avanziamo alla massima velocità fino a che non perdiamo quota, allora ricominciamo a battere le ali. Così procediamo con un andamento ondulato che, devo ammettere, è molto elegante e originale.
- Ora che ho imparato un po' di cose su voi picchi verdi, mi sai dire come è stato il rapporto con noi umani?
- Beh, devo ammettere che siamo stati fortunati. Non ci avete mai dato la caccia.
- Vedi che a volte siamo rispettosi di voi selvatici.
-Veramente non ci avete mai mangiato perchè ... la nostra carne non incontra il gusto del vostro palato, un po' come è stato per quelli antipatici dei gabbiani.
- Antipatici?
- Certo! Non possono essere nostri amici da quando hanno cominciato ad allontanarsi dal mare e a vagabondare nell' entroterrra, sono prepotenti e aggressivi, razziano ogni cosa di appena commestibile e per loro è tutto commestibile.
- È vero, sono un po' invadenti. Ma se non vi abbiamo cacciato, abbiamo avuto relazioni ?
- I nostri vecchi ci dicono che molte, ma molte, stagioni fa la gente che abitava questa terra, prima di voi, ci considerava addirittura sacri.
- E cioè ?
- Secondo un’antica leggenda, un gruppo di giovani del popolo dei Sabini vennero guidati da un picchio durante il rito, di quella che voi chiamavate, Primavera Sacra (Ver Sacrum). Seguirono la direzione presa da un picchio verde per colonizzare le terre ad est dell’area Sabina e da quel primo insediamento derivò la popolazione dei Piceni, che ci presero come nume tutelare.
- Addirittura!
- In effetti a quel tempo, quando un villaggio diventava troppo popolato, in primavera, venivano organizzate delle vere e proprie migrazioni e forse coloro che le guidavano cercavano un segnale, considerato divino e cioè non contestabile, per decidere il luogo in cui fermarsi.
Sul ramo stilizzato dell' alloro è posato un picchio, nella tipica postura verticale.
(La divinazione (divinatio) era appunto l’arte di interpretare segni come il volo degli uccelli e veniva praticata dagli àuguri (augures). I segni si chiamavano auspicia. Dall'osservazione dell’ altezza e del tipo di volo, dal comportamento e dal verso, dal tono e dalla direzione del canto dei volatili, gli àuguri cercavano di capire se gli dei approvavano o no l'agire umano. Esisteva una gerarchia tra gli uccelli, in cui l’aquila e il picus (il picchio verde) assicuravano gli auspici più significativi.
- Beh, ora ti devo salutare, ho fatto tardi e il mio compagno sarà in pensiero.
- Peccato avrei voluto farti altre domande, voi picchi siete esseri interessanti. Mi ha fatto piacere parlare con te!
- Parlare? Guarda che tutta questa conversazione non c'è mai stata.
- Ma cosa dici? Non sono mica schizzato, io ti ho sentito chiaramente e hai risposto alle mie domande con cortesia.
- Forse tutta la storia è semplicemente esistita nella tua testa..... O forse, hai smesso l'arroganza della civiltà e hai aperto la mente a quella memoria antica, che avete posseduto quando i vostri antenati vivevano in simbiosi con la natura. Le esperienze di quel mondo si sono sedimentate nella profondità del vostro animo e oggi restano sepolte dalla frenetica indifferenza della modernità, che vi rende sordi e ciechi. Forse oggi hai ritrovato un po' di sintonia con il mio mondo, per questo comunichiamo. Un tempo gli uomini ci osservavano e imparavano da noi selvatici; perchè avevano capito che la nostra percezione della realtà è profonda e complessa. Per esempio, sentiamo con largo anticipo i cambiamenti del tempo, che influenzano il nostro camportamento, il nostro canto, o ci agitiamo molto prima di quando la Madre Terra sta per tremare. Così gli antichi avevano appreso il modo di interpretare i nostri segnali. Lo raccontate in un libro sacro quando nel giardino dell'Eden i vostri progenitori erano in grado di comprendere e dialogare con piante e animali. E fino a qualche generazione fa, anche i vecchi contatidini avevano conservato ancora un po' di quella sapienza oggi perduta.
Il trillo del telefono vibra vicino, mi distolgo infastidito, decido di non rispondere. Quando cerco di nuovo la picchia verde il prato, davanti a me, è deserto. Resta solo il grande rimpianto per un attimo irripetibile.
Santino Nastasi 2022
Un bellissimo e interessantissimo dialogo con la natura, che fastidio i cellulari!
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