Angizia una misteriosa e potente Dea Italica

Una storia di fiori e divinità

 

 

Ricostruzione ipotetica delle parti mancanti della scultura e recupero della possibile policromia originale. (Elaborazione S. Nastasi)

Tutti noi ricordiamo alcuni nomi delle principali divinità femminili del pantheon greco-romano, ma tra queste resta ancora poco nota una dea venerata dai popoli italici del centro Italia. Eppure il suo culto ha avuto radici così profonde che a tutt'oggi se ne trovano tracce nelle tradizioni popolari. Un tempo i suoi santuari sorgevano intorno all’ antico lago del Fucino. Era chiamata Anctia dalle tribù dei Marsi, e Anaceta dai Peligni, Angizia da noi.

 In latino Angitia è un nome, forse, derivato da angue[m] che collega semanticamente al serpente. Infatti, il verbo latino angere, significa stringere, derivante dalla voce indeuropea angs, (che è alla base delle parole angustia, angoscia, angina, anguilla), da cui anguis, che rievoca il tema archetipico della serpe costrittrice “che soffoca”, Era una divinità legata al mondo sotterraneo. Infatti, come già la grande madre ancestrale, Angizia era espressione di una spiritualità dedita alle pratiche sciamaniche, profondamente connessa ai cicli naturali, ai moti celesti e alle energie della terra. Tradizionalmente il serpente, è simbolo  connesso alla Madre Terra e naturalmente alla Luna, la quale compie nel cielo  un movimento sinusoidale paragonabile a quello del serpente.

Fotografia da Accademia delle Stelle. Questa spettacolare immagine di Giorgia Hofer riporta la posizione reale della Luna nelle sue diverse fasi, rispetto all’orizzonte (sul quale si riconoscono le cime del Gruppo Cridola-Dolomiti Friulane e d'Oltrepiave) nell’arco di un mese. 

Poichè questo rettile cambia pelle, rigenerandosi periodicamente, adempie alla stessa funzione di fertilità della vita, perciò ha un carattere fallico, esprime, cioè, la capacità di fecondare, essendo elemento complementare del ciclo vitale. Ricordando il simbolo "lunare" del corno-Luna stretto in mano dalla già citata venere di Laussel, possiamo simbolicamente sostituire il corno con il serpente-Luna, simbolo dei ritmi biologici, in cui la morte è in realtà l'inizio di una nuova rinascita. Dunque la luna è il tempo che passa, per le sue variazioni periodiche, già conosciute ed osservate dall'alba dei tempi. Proprio grazie alle differenti lune che l' anno si poteva dividere nei momenti di semina e di raccolto dei campi. Il culto della Dea Madre, infatti, non è scomparso con la fine del Paleolitico, ma è continuato nel Mesolitico, e con la rivoluzione Neolitica, sino all'inizio della storia, quando è stato sostituito da nuove divinità adorate dai popoli patriarcali e legate al sole e ai pianeti.

  

Statua di Angizia in terracotta, alta  87 cm (con la base) e profonda  43 cm,  rinvenuta

nel 2003 a Luco dei Marsi, risalente alla fine del III e II secolo a.C.

Dalla tipologia delle fratture è possibile intuire che la statua è stata volutamente vandalizzata, forse proprio nel momento in cui il suo santuario è stato chiuso dai seguaci del cristianesimo trionfante.

Wikimedia Commons.

 Angizia

Ma quali erano i poteri attribuiti a questa Dea Madre italica

Silius Italicus (poeta latino del I sec. a.C.), nelle Punicae (libro VIII, 495-501): ci svela le facoltà di cui era dotata la Dea:”Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe, così dicono, e maneggiava da padrona i veleni e traeva giù la luna dal cielo; con le grida i fiumi tratteneva e, chiamandole, spogliava i monti delle selve “.
Nell' opera Noctes Atticae, nel Libro XVI, 11,1-2, 
Aulo Gellio (125-180 a.C.) scrive che Angizia, arrivata nel Fucino «ivi combattendo con la sua arte medica le malattie, avendo permesso agli uomini di sopravvivere, fu considerata una dea. Inoltre insegnò ai Marsi «sia ad essere domatori dei serpenti velenosi, sia a fare miracoli nella medicina con incantesimi e succhi d’erba».

Una Dea, ma anche maga perchè conosceva i segreti della natura e li sapeva gestire a vantaggio dei suoi seguaci. Incantatrice e addomestricatrice di serpenti, che grazie ai suoi carmina (versi magici), era in grado di provocare il loro soffocamento. Una divinità madre legata al mondo sotterraneo e quindi agraria e funeraria, perciò legata agli aspetti della fertilità della natura e alla morte e rinascita della vita. I suoi legami con il mondo infero inducono caratteristiche divinatorie ed oracolari e, a detta di Aulo Gellio, doti trasmesse ai Marsi, famosi ancora oggi come incantatori di serpenti, conoscitori di erbe e veleni, ma anche, in alcuni casi, indovini.

  Ricostruzione ipotetica delle parti mancanti della scultura e recupero della possibile policromia originale. Nella mano destra è posta una coppa che nella tradizione religiosa dei MARSI era il simbolo dell’arte di realizzare preparazioni medicamentose o nefaste. Occorre notare che a distanza di secoli ritroviamo questa stessa iconografia in alcune immagini della Maddalena, dove tra gli oggetti che caratterizzano la santa, oltre il libro, c'è il vaso d’ungento, simbolo della conoscenza dei segreti della Natura e dello Spirito.

 Andrea Solario Maria Maddalena, 1524

Wikimedia Commons.

Nel trono, il segreto di Angizia 

 Il solium su cui sono spesso assise le divinità rappresenta, già dal neolitico, un simbolo di potestà, ma anche  di conoscenza. Il trono poggia su di un podio che lo eleva  collocandolo tra cielo e terra, come asse immobile del mondo, intorno a cui ruota la realtà. Ma il seggio rappresenta anche il grembo della Grande Madre da cui tutto si genera.


 
"Dea Madre", seduta, sul trono con accanto due leonesse: trovata a Çatalhöyük (Turchia)

 epoca neolitica (6000-5500 a.C. ca.)

 

  

 Restituzione della particolare struttura e della cromia del trono con la decorazione floreale.

(S. N.)

La struttura simbolica del Trono

La struttura del seggio è descritta con precisione nei suoi tratti essenziali. Esso, pur foggiato nell'argilla,  imita fedelmente gli elementi strutturali in legno, da notare che alcuni di questi particolari  sono già presenti da secoli nelle numerose immagini di divinità assise: le  gambe anteriori poggiano su basi in forma di zampe artigliate, (sono quelle della leonessa, animale associato alla Luna, che da sempre accompagna la Grande Madre, e rappresenta l'istinto materno della cura e la Terra), il cuscino, i braccioli  e lo schienale.

                             La zampa leonina e il cuscino della seduta -particolari.

(S. N.)

Osservando meglio l'aspetto delle gambe anteriori, esse appaiono conformate a un modello floreale preciso e non su di una forma vegetale generica e meramente decorativa. Infatti, pur nella stilizzazione del manufatto, è possibile riconoscere la pianta  da cui deriva.

Ricostruzione della vista frontale di una gamba del trono (S. N.)

Se proviamo a colorare le differenti parti, come probabilmente erano in antico, balza più facilmente all' occhio la somiglianza con la pianta del Papavero. Infatti tutto ciò appare evidente dalle proporzioni del fusto, dall' andamento delle foglie stilizzate e, soprattutto, dalle dimensioni e dalla forma del fiore a quattro petali.

 

                                  Restituzione ipotetica della cromia della gamba del trono

(S. N.)

 Particolare del fiore del papavero

Basta porre a confronto l' immagine della gamba del trono con quella della pianta del papavero per coglierne la netta somiglianza. Si notano anche le due protuberanze sotto il fiore, che non possono essere altro che due boccioli non ancora schiusi. Quindi il fiore rappresentato non è un semplice ornamento floreale, di fantasia, ma la rappresentazione, precisa, di una pianta in piena fioritura primaverile.

 Il confronto tra la pianta stilizzata della gamba del trono e un esemplare di papavero.

(S. N.)

Ma a suffragare l' identificazione della pianta associata alla Dea occorre osservare un altro particolare assai ben dettagliato dall' ignoto artista: il bracciale che adorna il braccio destro della divinità. Al centro del gioiello si trova raffigurato un fiore a quattro petali, un'altra riproduzione del papavero.

 In primo piano il bracciale della statua con la decorazione centrale a forma di Papavero a 

quattro petali (colorazione digitale)

(S. N.)

 

 Il prossimo articolo tratterà della funzione e della simbologia del papavero nella religione mediterranea e italica


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